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Mercoledì, 05 Gennaio 2022 11:36

LA NUOVA VITA DELLE SECONDE CASE

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Ho trascorso gli ultimi giorni dell’anno in Val d’Intelvi, località scelta dai miei genitori più di 50 anni fa, per trascorrere le vacanze estive. Da allora, non credo di avere mai saltato un anno. Certamente si sono ridotti i giorni di permanenza, ma in un modo o nell’altro cerco sempre di ritagliarmi un momento per venire qui.

Recupero qualche ora di sonno, mi estraneo dalle abitudini cittadine e, a parte qualche famigliare, non vedo quasi nessuno. La nostra casa ha una posizione defilata, con una bella vista sul lago e intorno solo boschi ed i paesi limitrofi.

La Val d’Intelvi è famosa in Lombardia per la superficie boschiva molto estesa, che negli ultimi cinquant’anni ha preso il posto di pascoli e prati verdi. Così, negli anni, vicino a casa abbiamo visto arrivare cervi, cinghiali, volpi e moltissimi altri animali selvatici. Questa estrema vicinanza con la natura ed i suoi tempi mi ha sempre trasmesso una grandissima serenità. Perfino gli eventi atmosferici qui, assumono un significato particolare. I temporali estivi, con i potentissimi tuoni che riecheggiano nella valle con scariche improvvise e furibonde, il vento impetuoso che talvolta sferza la nostra casa facendone vibrare i vetri delle finestre, le nuvole basse che nascondono il lago e creano un’atmosfera dolce e raccolta… sono attimi intrisi di una bellezza indescrivibile, che tocca in me corde profondissime. Qui io sto bene, ritrovo il mio centro. Ho, a volte, l’impressione che il tempo si sia fermato e vivo viste e profumi che mi ricordano la mia infanzia.

La nostra casa è stato il miracolo compiuto dai miei genitori. Il frutto di una vita attenta e senza eccessi che unita al boom economico del dopoguerra ha permesso loro di acquistare un terreno su cui ha preso forma il loro progetto. Come per i miei genitori, in quegli anni, la “seconda casa” è stata la realizzazione dei sogni di un’intera generazione. Uomini e donne laboriosi che avevano conosciuto le privazioni della guerra e poi, una volta in tempo di pace, hanno investito i loro risparmi in luoghi ameni e non particolarmente conosciuti.

Negli ultimi 30 anni le nostre abitudini di vita sono cambiate sempre più. Abbiamo imparato a viaggiare, ad avere periodi di vacanza più concentrati e l’idea di passare una intera estate nella stessa casa non corrisponde più alle nostre esigenze lavorative. Così, questi luoghi di villeggiatura che avevano conosciuto tanta fortuna, hanno iniziato ad essere sempre meno frequentati. Le seconde case aperte solo per la grigliata di Ferragosto o per la Pasqua fuori porta. Via via ho visto fiorire i cartelli “Vendesi”, appoggiati sui terrazzi di bellissime ville liberty o sulle finestre di case rustiche o di villette più recenti. Poi ho visto questi stessi cartelli sbiadire, stagione dopo stagione. Le case scolorirsi, gli intonaci creparsi sotto le macchie di umidità.

Negli ultimi due anni, però, gli eventi di cui siamo stati protagonisti, ci hanno mostrato i limiti della città. Gli spazi sempre più angusti, la difficoltà di trovare momenti di relax senza essere ammassati come sardine, i tempi di percorrenza assurdi per raggiungere il luogo di lavoro. Quelle seconde case sono state, per qualcuno, il piano B. L’occasione di riappropriarsi di tempi e riti dimenticati e sperimentare una qualità di vita migliore. Da prima della pandemia avevo già sentito parlare di “restanza”, ovvero la tendenza fra i giovani di scegliere di restare nei propri paesi di origine.

Oggi questo fenomeno sembra accelerare e trovo che sia qualcosa di estremamente bello e interessante per contrastare l’abbandono dei luoghi e la loro morte conseguente, ma non solo. Trovo che sia anche una presa di coscienza importante, il mettere in discussione un modello di vita sempre più veloce e disumano che ci impedisce di vivere pienamente le nostre vite. Così presi dal fare, così lontani dal vivere.

Solo la Lombardia conta 1506 comuni. Di questi, solamente 27 sono città sopra i 38.000 abitanti. Quante opportunità ci sarebbero di “stare comodi”, di non impazzire a trovare un monolocale in affitto a Milano sacrificando una parte importante del nostro stipendio! Oggi, certamente più di un tempo, lavorare da casa è una realtà. Io stessa sto scrivendo queste parole mentre i miei occhi vedono grandi nuvole grigie navigare sul lago

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Avere una seconda casa, magari ereditata dai nostri genitori o dai nonni, è economicamente molto impegnativo. Le case vanno accudite, curate. Non basta viverci. Ma dare loro la possibilità di diventare la nostra prima casa o quella di qualcun altro, significa, non solo, compiere un atto di amore verso chi ci ha preceduti ma, anche, dare una chance ai nostri paesi, al nostro territorio e alla qualità della nostra stessa esistenza.

Letto 932 volte Ultima modifica il Mercoledì, 05 Gennaio 2022 14:36
Valentina Guarinelli

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