Cedo il passo a grandi trattori con le ruote piene di fango o rallento in vista di aironi immobili, con le zampe nei fossi colmi d’acqua e nutrie che come marmotte, razzolano nei campi in cerca di cibo. Ogni volta, in me, riecheggia un eco lontano. Il ricordo di una bambina che la domenica andava a trovare la nonna che abitava in provincia di Lodi ed il nostro ritorno a casa la sera, con il disco rosso del sole che affondava in quella campagna piatta e malinconica. Non so se questa sia solo una reminiscenza infantile o se ci sia altro. So con certezza, però, che in ogni mio viaggio da Pavia alla mia destinazione io mi riempio gli occhi di bellezza e mi innamoro di quei mattoni che affiorano dai muri vecchi, le persiane consumate dal tempo, quell’aria così decadente che ha visto tempi migliori. Quei muri, una volta, sono stati freschi di intonaco, le aie spazzate ogni giorno con galline impegnate a becchettare tutt’intorno ed il lavoro dei campi ha costruito comunità laboriose, forti ed orgogliose. Così ritrovo, in tutti i paesi della bassa lombarda, le case di corte. Complessi di casette di 1 o 2 piani al massimo, costruite intorno a un cortile centrale da cui si accede da un portone principale. Tutt’intorno la campagna. In questo modo si sono creati i paesi. Tante casette di corte, costruite vicine, comunità di esseri umani che hanno scelto la vicinanza. Ci ho vissuto, anni fa, in una casa di corte. Non ero in Lombardia, ma in Veneto e resta per me uno dei ricordi più cari. Queste casette hanno, secondo me, un sapore unico. In genere sono piuttosto piccole. I soffitti bassi, le finestre di dimensioni contenute, per proteggersi dal freddo degli inverni di un tempo e dalla canicola estiva. La stufa a legna o il camino erano, una volta, l’unica fonte di riscaldamento. Ma che atmosfera riescono ancora a creare! Noi, ad esempio, avevamo un bel camino e lo accendevamo spesso perché il fuoco scoppiettante ci metteva allegria e riscaldava le serate di nebbia e neve. Scegliere di vivere in una casa di corte, significa sposare una dimensione più intima, raccolta. L’inverno silenzioso con le sue albe lattiginose e la primavera e l’estate in compagnia di una natura rumorosa e partecipe. Una finestra privilegiata sulle stagioni, un ritmo di vita più naturale e sano. Prendersi cura delle vecchie case di corte, ridando loro una nuova vita, dovrebbe essere una delle missioni di chi si occupa del territorio, perché il loro inserimento nel paesaggio è talmente armonioso da esserne parte integrante. Per questo quando ho avuto il privilegio di prepararne qualcuna per la vendita, mi sono fatta in quattro per cercare di trasmetterne tutta la poesia. Una poesia, scandita da parole semplici, ma non banali. Che toccano le nostre corde più antiche, quelle che ci ricordano che siamo tutt’uno coi campi e le stagioni e non semplici visitatori della domenica.
Le case tipiche della pianura lombarda: Le case di corte.
Scritto da Valentina GuarinelliLa cosa che forse apprezzo di più di questo lavoro è che mi da la possibilità di raggiungere località della Lombardia e nello specifico, della Pianura Padana, non sempre conosciute, anzi. Per raggiungere l’immobile presso cui devo lavorare, talvolta, attraverso campagne e paesi deserti, silenziosi e scrostati.
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